Festa – 9/4/24 – Bari

Festa – 9/4/24 – Bari

Off Di Sconfinarte

Fabrizio Festa

ENUMERANDO

Storie di numeri speciali e simbolici alla ricerca dell’asimmetria

melologo con canzoni su testo originale di Rosalia Stellacci, musiche di Fabrizio Festa e Antonio Colangelo.

 

Prima assoluta martedì 9 aprile a Bari, nell’ambito de I Concerti del Politecnico, ore 18.30 Museo della Fotografia

 

 

Esibizione della “MaterElettrica Ensemble” 

Badria Razem                          canto

Rosalia Stellacci                      voce recitante, canto, campane tibetane

Antonio Colangelo                    live electronics

Fabrizio Festa                          live electronics

 

La storia della musica cammina da sempre di pari passo con quella della scienza e della tecnologia. È così che apprendiamo che la musica ha cominciato ad utilizzare compositivamente e performativamente strutture simmetriche soltanto nel momento in cui la seconda rivoluzione industriale, e quindi l’avvento delle macchine, ha modificato in maniera radicale la percezione dello spazio e del tempo. Gli uomini si sono adeguati ai ritmi delle macchine e alla scansione del tempo tramite gli orologi. L’invenzione della puntualità si accompagna a quella del metronomo, la ripetitività dei cicli delle macchine, e la loro capacità di riprodurli costantemente, si riflette nelle strutture sempre più cicliche delle composizioni, tanto in quelle destinate al mero intrattenimento, quanto in quelle realizzate per le occasioni più serie, importanti e celebrative. Tale attitudine, quella a strutturare l’esperienza musicale in costrutti fortemente simmetrici, un po’ alla volta si è trasferita anche nella prassi improvvisativa. Dalle forme libere della toccata e del preludio, così come le praticava ad esempio Girolamo Frescobaldi, queste stesse forme, già nel repertorio bachiano, si presentano ormai ordinate secondo principi formali tendenzialmente in maniera simmetrica, tendenza che troverà estimatori e avversari nel corso dei secoli successivi. Prima di quel momento, fissiamolo per comodità intorno alla metà del XVII secolo, né i compositori né gli esecutori avevano alcuna necessità di strutturare in maniera così rigida le loro composizioni o le loro improvvisazioni. La musica era specchio della geografia, della geometria e dell’astronomia. Non esisteva ancora il metronomo e la durata non aveva l’importanza, che assumerà, invece, in seguito. Tutto ciò non implica che non ci fossero strutture formali di riferimento. Tali strutture, però, non erano utilizzate in maniera rigida, Né la ripetizione modulare aveva assunto la funzione che conoscerà a partire dal 1600. Al contrario, spesso s’indulgeva in una sorta di libertà asimmetrica, oscillando tra le esigenze del metro (quello derivato dalla prosodia classica) e quelle dell’estro, sia compositivo sia improvvisativo. Tracce di questa tendenza libertaria le troviamo in tutta la storia della musica moderna. Basterebbe qui ricordare l’opera di Antonio Vivaldi, oppure arrivando così ad un estremo, le esperienze novecentesche della improvised music, del free jazz, del rock progressive e persino di certa composizione aleatoria. Da qui la nostra idea di giocare (Ludi mathematici è il titolo di un celebre trattato di Leon Battista Alberti) con numeri che hanno un’importanza fondamentale nella storia della musica (ad esempio, il numero 7), e che però non generano automaticamente moduli, soprattutto quelli in base 2, tanto cari alla musica di consumo e a quella militare. Racconteremo alcune delle storie legate a quei numeri sia con le parole sia con la musica, andando a costruire un programma da concerto incentrato su composizioni originali e rivisitazioni di brani di repertorio, sia accademico sia non accademico.

 

Fabrizio Festa